C’è un dettaglio che quasi tutti abbiamo notato, ma che raramente mettiamo in discussione: se apriamo un planisfero tradizionale, quello che troviamo nei libri di scuola o appeso alle pareti delle aule, la Groenlandia sembra grande quasi quanto l’Africa. Eppure, i numeri raccontano una verità ben diversa: l’isola artica misura circa 2,1 milioni di chilometri quadrati, mentre l’Africa supera i 30 milioni. In altre parole, il continente africano è quattordici volte più grande, ma il nostro sguardo continua a percepirlo come marginale.
Non si tratta di un semplice errore di stampa, ma dell’effetto della proiezione di Mercatore, ideata dal cartografo fiammingo Gerardus Mercator nel XVI secolo. Era una soluzione rivoluzionaria per i marinai dell’epoca: permetteva di tracciare rotte di navigazione precise perché conservava gli angoli delle direzioni. Ma questa stessa funzione ha avuto un effetto collaterale: ha ingigantito i Paesi lontani dall’equatore e rimpicciolito quelli vicini, tra cui proprio l’Africa.
Il risultato? Per secoli abbiamo interiorizzato una mappa del mondo che non rappresenta la realtà, ma una prospettiva eurocentrica. L’Europa, tre volte più piccola, appare quasi equivalente all’Africa. Il Nord del pianeta domina lo spazio visivo, mentre il Sud resta compresso, invisibile, marginale.
Una campagna per “correggere la mappa”
Negli ultimi anni, questa sproporzione non è più soltanto una curiosità da geografi. È diventata un tema politico e culturale. Organizzazioni come Africa No Filter e Speak Up Africa hanno lanciato la campagna “Correct The Map”, che chiede alle scuole, ai media e alle istituzioni internazionali di abbandonare la proiezione di Mercatore in favore di rappresentazioni più fedeli, come la Equal Earth, sviluppata nel 2018.
L’idea è semplice: restituire all’Africa il suo posto, non solo sulle carte, ma anche nell’immaginario globale. Perché le mappe, lungi dall’essere strumenti neutri, modellano la percezione che abbiamo del mondo. Se un continente viene rappresentato più piccolo, appare automaticamente meno importante, meno potente, meno centrale.
Il 14 agosto 2025 questa richiesta è arrivata a un punto di svolta. L’Unione Africana, che rappresenta 55 Stati, ha dichiarato ufficialmente il proprio sostegno alla campagna. “Non è solo una mappa: è la percezione stessa dell’Africa”, ha affermato Selma Malika Haddadi, vicepresidente della Commissione UA (Reuters, 2025).
Equal Earth, una nuova prospettiva
Ma cosa rende diversa Equal Earth? È una proiezione che preserva le dimensioni reali dei continenti, evitando le sproporzioni di Mercatore. L’Africa torna a occupare lo spazio che le spetta, tre volte l’Europa e molto più grande di Stati Uniti, Cina o India messi insieme. Non è solo questione di numeri: è un cambio di prospettiva.
La NASA già la utilizza per rappresentazioni climatiche, mentre la Banca Mondiale la adotta in diversi report cartografici. Alcuni grandi media internazionali hanno iniziato a includerla nelle loro visualizzazioni. Persino Google Maps, sulla versione desktop, oggi offre la possibilità di vedere il globo in 3D, riducendo la distorsione.
Perché le mappe contano davvero
A questo punto qualcuno potrebbe chiedersi: perché tutto questo clamore per una mappa? La risposta è che le mappe non sono mai state semplici disegni. Dalla mappa babilonese incisa su tavolette d’argilla 2.500 anni fa, fino alle rappresentazioni medievali centrate sull’Europa o sulla Cina, la cartografia ha sempre raccontato un punto di vista, una narrazione.
Cambiare la proiezione non significa solo aggiornare un planisfero, ma cambiare la nostra visione collettiva del mondo. È un atto che riguarda l’educazione, perché i bambini cresceranno con una percezione più realistica dei rapporti tra i continenti. È un tema che riguarda i media, perché le immagini influenzano le storie che raccontiamo. E, soprattutto, è un gesto politico: riconoscere all’Africa il suo peso reale nella geografia è anche un modo per riconoscerne la centralità nel futuro globale.
Un continente troppo grande per essere ignorato
Come ha scritto The Guardian in un editoriale del 22 agosto 2025: “Disegnata nella sua vera scala, l’Africa non può più essere ignorata, né nel suo potenziale né nelle sue sfide” (The Guardian, 2025).
E in effetti, nel pieno della transizione energetica, dell’esplosione demografica e della crescente competizione globale per risorse e mercati, l’Africa è destinata a diventare uno dei teatri decisivi del XXI secolo. Vederla per quello che è — un continente immenso, vitale e strategico — è il primo passo per comprenderne il ruolo.


