Da oltre vent’anni Rinnovabili è un punto di riferimento in Italia per offrire una informazione solida su energia, ambiente e sostenibilità. Nata come testata giornalistica indipendente, oggi è una media company internazionale che integra contenuti editoriali, consulenza, comunicazione strategica e supporto operativo alle aziende. In questa intervista, esploriamo insieme a Matteo Spagnolo, General Manager di Rinnovabili, quali sono i progetti futuri e come l’informazione può diventare motore di un cambiamento culturale e sociale.

Qual è la vostra mission e quali sono i valori che caratterizzano la vostra realtà?

La nostra missione è contribuire attivamente alla trasformazione sostenibile attraverso contenuti affidabili e strumenti concreti per imprese, istituzioni e consumatori. I valori che ci guidano sono l’autorevolezza, l’indipendenza, l’integrità, la trasparenza e l’impegno a generare impatto reale.

In cosa si impegna Rinnovabili e quali sono i progetti per il futuro?

Oggi Rinnovabili opera su tre unità principali, che rappresentano anche il nostro motto: INFORM, ACT, SHARE.

Con INFORM, curiamo una produzione giornalistica di alta qualità, con approfondimenti, eventi, report e rubriche specialistiche rivolte ai professionisti del settore. Con ACT, offriamo servizi di consulenza strategica alle aziende che vogliono integrare la sostenibilità nel proprio modello operativo. Infine, con SHARE, agiamo come una vera e propria agenzia di comunicazione, aiutando i nostri clienti a raccontare con efficacia e credibilità il proprio impegno.

matteo spagnolo rinnovabili

Ogni giorno informiamo la nostra community con aggiornamenti e analisi di settore. Con ACT li aiutiamo a tradurre l’informazione in azione; con SHARE li supportiamo nel comunicarla nel modo più autorevole, misurabile ed efficace.

Ad oggi stiamo ampliando la nostra presenza internazionale, in particolare negli Stati Uniti con Rinnovabili US, e potenziando la nostra offerta con format editoriali e servizi sempre più mirati per le imprese. Il nostro obiettivo è consolidare Rinnovabili come punto di riferimento globale per le energie rinnovabili e per chi sceglie di perseguire la sostenibilità con serietà, metodo e impatto.

Nel prossimo futuro continueremo a rafforzare la nostra presenza in Europa e ad espanderci a livello globale, mantenendo un assetto lean, qualitativo e sostenibile.

Come pensate di influenzare il cambiamento culturale e sociale attraverso l’informazione?

La cultura è il primo passo di ogni transizione. Senza una base solida di conoscenza condivisa, il cambiamento resta superficiale. Per questo, il nostro lavoro editoriale non si limita a “dare notizie”, ma si propone di tradurre la complessità in contenuti accessibili, autorevoli e capaci di generare consapevolezza a seconda dei vari target di lettori.

Parliamo al grande pubblico, ma anche ai tecnici, alle aziende e ai policy maker, modulando il linguaggio ma non abbassando mai il livello. La nostra sfida è far sì che la sostenibilità diventi non solo una priorità, ma anche un valore comune e condiviso.

Come vedete l’evoluzione del mercato delle energie rinnovabili in Italia e quale impatto ha avuto sulle imprese italiane negli ultimi anni?

Negli ultimi anni abbiamo assistito a un’accelerazione importante, anche se disomogenea. L’Italia, pur avendo un potenziale enorme, ha scontato una certa lentezza normativa e burocratica. Tuttavia, molte imprese hanno colto la sfida, investendo in autoproduzione, comunità energetiche e decarbonizzazione dei processi.

Il mercato è sempre più maturo, ma resta fragile. Serve una governance più stabile e una visione industriale chiara. Le imprese italiane che hanno innovato prima oggi sono più resilienti, più attrattive sul mercato e meglio posizionate per affrontare le nuove regole del gioco europeo.

Quali sono, secondo voi, i principali ostacoli che oggi rallentano la transizione ecologica a livello nazionale e internazionale?

I principali ostacoli sono culturali, normativi e infrastrutturali. A livello culturale, c’è ancora troppa disinformazione e resistenza al cambiamento. A livello normativo, manca spesso coerenza tra obiettivi e strumenti: servono semplificazioni reali e una strategia di lungo periodo.

A livello infrastrutturale, l’assenza di reti adeguate – energetiche, digitali e logistiche – frena l’integrazione delle rinnovabili e la circolarità. Serve uno sforzo coordinato, pubblico e privato, per rendere il sistema più agile e innovativo.

Quali sono i temi emergenti, in ambito sostenibilità, che dovrebbero essere maggiormente discussi nei prossimi anni, ma che rischiano di non ricevere abbastanza attenzione?

Uno dei temi più trascurati è l’impatto sociale della transizione: dobbiamo parlare di giustizia climatica, di accesso equo alle tecnologie verdi, di formazione e di nuovi mestieri green. Un altro tema urgente è quello della digitalizzazione sostenibile: l’AI e il cloud possono abilitare la transizione, ma hanno anch’essi un’impronta ecologica che va gestita. Infine, serve più attenzione alla finanza sostenibile: non basta dire “ESG”, servono metriche solide, trasparenza e un reale orientamento a lungo termine.

In Italia, quali settori si stanno impegnando maggiormente nel passaggio verso un’economia più green? E quali sono le aree che hanno più bisogno di miglioramenti?

Il settore manifatturiero e l’agroalimentare sono tra i più attivi nella riconversione sostenibile, spinti anche dall’esigenza di competitività sui mercati esteri. Anche l’edilizia sta vivendo una trasformazione profonda, grazie all’efficientamento energetico e all’integrazione delle rinnovabili.

Tra le aree che richiedono ancora forti miglioramenti troviamo la mobilità, soprattutto extraurbana e logistica, e il settore pubblico, che dovrebbe essere il primo esempio di transizione e innovazione. Serve più coraggio e visione sistemica.

Quanto credete che l’adozione di soluzioni green possa diventare un vantaggio competitivo per le aziende del futuro?

Lo è già. Le aziende che investono in sostenibilità sono più attrattive per i talenti, per gli investitori e per i consumatori. La sostenibilità non è più un costo, ma un fattore abilitante di innovazione, reputazione e resilienza.

Chi non adotta soluzioni sostenibili oggi rischia di essere fuori mercato domani. E questo vale in ogni settore, dall’energia alla moda, dall’agricoltura alla finanza.

Come vedete il ruolo della comunicazione nel promuovere una maggiore consapevolezza sui temi della sostenibilità?

La comunicazione è uno dei pilastri della trasformazione sostenibile del nostro sistema. Serve per orientare le scelte dei leader aziendali, dei politici, dei consumatori, per rendere comprensibili le policy, per costruire fiducia. Ma deve essere credibile, verificabile e libera da greenwashing.

Noi di Rinnovabili ci impegniamo ogni giorno a offrire una comunicazione professionale, chiara e rigorosa. Perché solo una buona comunicazione può generare una buona azione.