In Italia l’anno scolastico 2025-26 inizierà tra l’8 e il 16 settembre, a seconda delle regioni, e si chiuderà a metà giugno. Tra vacanze di Natale (quasi tre settimane), Pasqua e i ponti primaverili, il calendario scolastico scandisce non solo la vita degli studenti ma anche il ritmo dei consumi familiari. E, indirettamente, contribuisce alle oscillazioni della domanda interna, che rappresenta circa il 60% del PIL italiano.
L’Italia e il nodo delle vacanze lunghe
Il nostro Paese resta tra quelli con le vacanze estive più lunghe d’Europa: in media 12-13 settimane, contro le 6-7 della Germania o le 8 del Regno Unito. Questo ha effetti diretti:
- Le famiglie italiane devono organizzare periodi molto più estesi di gestione domestica o centri estivi, con costi aggiuntivi che incidono sulla spesa mensile.
- Le imprese turistiche vedono nella lunga estate un’opportunità: l’Italia è infatti tra i Paesi UE con la più alta incidenza della spesa turistica sul PIL, circa 13% nel 2023 (Eurostat), a fronte del 9% in Spagna e del 7% in Francia.
Germania: vacanze brevi, consumi più distribuiti
In Germania il calendario scolastico è spezzettato: le vacanze estive durano 6 settimane e sono sfalsate tra Länder, per evitare congestionamenti e distribuire meglio i flussi turistici. Il risultato è che i consumi legati ai viaggi non si concentrano in pochi mesi, ma si spalmano lungo l’anno.
Questo modello ha un impatto sulla stabilità del PIL: la Germania registra meno “picchi stagionali” nei consumi e una domanda interna più bilanciata.
Francia e Spagna: turismo e scuola come leve di PIL
La Francia ha vacanze estive più brevi dell’Italia (8 settimane), ma compensa con più pause distribuite in inverno e primavera. Questo favorisce la stagionalizzazione del turismo interno: le settimane bianche, ad esempio, sostengono il comparto montano, che contribuisce per oltre 7% del PIL francese.
La Spagna, invece, ha un calendario più simile al nostro: lunghe vacanze estive e pause natalizie estese. Non a caso il turismo pesa in misura simile (circa 12% del PIL). I dati Eurostat mostrano come, durante le chiusure scolastiche, il fatturato del settore alberghiero spagnolo cresca fino al +25% rispetto ai mesi di scuola.
Italia: oscillazioni di PIL tra scuola e vacanze
In Italia, i consumi familiari aumentano sensibilmente nei periodi di chiusura scolastica. Secondo ISTAT, nel periodo natalizio la spesa delle famiglie cresce in media del +15% rispetto ai mesi “ordinari”, trainata da alimentari, viaggi e intrattenimento. A Pasqua l’incremento medio è di circa +6-7%.
Queste variazioni incidono sull’andamento trimestrale del PIL:
- Nel IV trimestre, grazie alle vacanze di Natale, i consumi delle famiglie sostengono il PIL, che cresce in media dello 0,3-0,4% in più rispetto al trimestre estivo (dati Banca d’Italia, medie 2015-2023).
- Nei mesi estivi, invece, la combinazione di vacanze lunghe e boom turistico fa salire i consumi di servizi ricreativi e trasporti, contribuendo in alcuni anni fino a 0,6 punti percentuali di crescita del PIL trimestrale.
Il calendario scolastico come leva macroeconomica
Il calendario scolastico non è solo un tema educativo, ma un vero fattore macroeconomico. In Italia, le vacanze lunghe alimentano i consumi concentrati (alimentari, viaggi, intrattenimento), con impatti diretti su PIL e domanda interna. In Paesi come la Germania o la Francia, invece, la distribuzione più frammentata delle vacanze genera un flusso più equilibrato di consumi e riduce la stagionalità.
Per un Paese come l’Italia – in cui turismo e spesa familiare sono tra i pilastri del PIL – il calendario scolastico funziona, a tutti gli effetti, come un moltiplicatore economico, in grado di stimolare o raffreddare la domanda a seconda dei periodi dell’anno.


