A 53 anni ci si sente “vecchi”? Un quarto dei manager italiani dice di sì. E per le imprese è il momento di ripensare strategie e modelli
Ma quando si comincia davvero a “sentirsi vecchi”?
Secondo il Worldviews Survey 2025, in media nel mondo questo avviene attorno ai 53 anni. Un dato apparentemente marginale, ma che racconta molto di come sta cambiando la nostra percezione del tempo, del lavoro, dei consumi e del ruolo che ciascuno di noi sente di avere nella società.
Partendo da questa evidenza, Business Intelligence Group (BIG) ha deciso di approfondire il tema in Italia con l’Osservatorio RI Generazione, un progetto di ricerca che indaga in modo continuativo l’impatto dell’invecchiamento demografico, sociale e culturale sul comportamento delle persone e sulle strategie delle imprese.
Il dato: a 53 anni una soglia psicologica per un quarto dei manager italiani
Il sondaggio condotto da BIG al proprio panel italiano partendo dal dato globale ha rivelato un quadro articolato:
- 8% – Completamente d’accordo con l’idea che a 53 anni ci si sente vecchi
- 17% – Abbastanza d’accordo
- 31% – Poco d’accordo
- 44% – Per nulla d’accordo
Oltre tre manager italiani su quattro non associano i 53 anni a un’idea di “vecchiaia”. Tuttavia, quel 25% che invece lo fa rappresenta un indicatore significativo: un quarto della popolazione attiva comincia a percepire un cambiamento identitario proprio nel momento in cui competenze ed esperienza raggiungono il loro massimo valore.
Questa soglia psicologica non ha solo implicazioni individuali, ma influenza direttamente scelte professionali, comportamenti di consumo, relazioni con i brand e decisioni di vita. Ed è proprio per questo che le aziende devono imparare a leggerla e a tenerne conto nelle proprie strategie.
Un tema culturale, non solo anagrafico
Il tema dell’età, tuttavia, non può essere letto soltanto come un fatto biologico. Come sottolinea Andrea Cateni, partner di Demoskopea, «Dai 53 vecchi è una barzelletta».
Un punto di vista condiviso da Gianni Bientinesi, CEO di Business Intelligence Group, che replica: «L’età è prima di tutto una questione culturale e non solo anagrafica. Come concetti come il tempo o la distanza, anche l’età va definita e contestualizzata per comprenderne davvero il significato».
Molti professionisti confermano questa visione con le proprie esperienze personali. Fabrizio Catenacci, CFO e imprenditore, scrive: «Ho 58 anni e a 60 ho in progetto di iniziare una nuova avventura lavorativa… vecchio? Non esiste nel mio vocabolario». Anche per Alessandro Giaume, innovation expert, l’età è soprattutto uno stato mentale: «Per sentirsi vecchi a volte di anni ne bastano 18. Ora scusatemi, ma inizia la ricreazione».
E poi c’è chi va oltre le statistiche. Mario Allegrini, pensionato e fondatore dell’associazione Cambia Menti, racconta: «Ho lavorato fino a 78 anni. Oggi, a quasi 81, sono pensionato ma attivo e dinamico. Non mi sento per niente vecchio: voglio godermi la vita».
Queste testimonianze confermano un messaggio chiave: l’età cronologica è solo un numero, mentre l’età percepita è un processo culturale, mentale e sociale.
L’Italia che cambia: meno giovani, più anziani
La riflessione è ancora più urgente se letta alla luce del quadro demografico. L’Italia è oggi uno dei Paesi più longevi del mondo e il processo di invecchiamento è destinato ad accelerare nei prossimi decenni: la popolazione passerà dagli attuali 59 milioni a 54,8 milioni nel 2050 e a 46,1 milioni nel 2080.
Parallelamente, la quota di over 65 crescerà dal 24% di oggi a oltre il 34% entro metà secolo, mentre il rapporto tra popolazione attiva e inattiva scenderà dall’attuale 3 a 1 a circa 1 a 1.
Questi numeri ci dicono che il tema non è solo sociale, ma profondamente economico e strategico. Le imprese si troveranno a operare in un contesto dove i clienti saranno mediamente più anziani, i lavoratori più esperti e i mercati più orientati verso servizi, prodotti e modelli di business in grado di rispondere ai bisogni di una popolazione diversa da quella per cui sono stati pensati fino a oggi.
RI Generazione: comprendere il cambiamento per trasformarlo in valore
RI Generazione nasce con l’obiettivo di aiutare imprese e istituzioni a comprendere questi fenomeni e a trasformarli in leve di sviluppo. L’osservatorio analizza come la percezione dell’età, i comportamenti delle persone e le aspettative nei confronti di lavoro e consumi si stiano modificando, offrendo strumenti per ripensare prodotti, servizi e strategie aziendali.
In questo scenario, parlare di invecchiamento attivo e appagante diventa cruciale.
Non si tratta semplicemente di “lavorare più a lungo” o di “restare produttivi” in età avanzata, ma di creare le condizioni affinché le persone possano continuare a contribuire, a crescere, a realizzarsi e a sentirsi parte attiva della società.
Per le aziende, ciò significa:
- Valorizzare le competenze senior attraverso percorsi di mentoring, ruoli consulenziali e modelli di carriera flessibili.
- Investire nella formazione continua, così che anche oltre i 50 anni si possa apprendere e innovare.
- Progettare ambienti di lavoro inclusivi, che promuovano collaborazione tra generazioni diverse.
- Innovare prodotti e servizi in modo da rispondere alle nuove aspettative di un pubblico più maturo, attento alla qualità, alla salute e al significato delle proprie scelte.
Dal “sentirsi vecchi” all’“essere protagonisti”
L’invecchiamento non deve essere vissuto come un limite, ma come una nuova stagione di possibilità. Le persone tra i 50 e i 70 anni hanno competenze, esperienze, disponibilità economica e tempo: sono una risorsa preziosa per la società e per l’economia, non un peso.
Eppure, per valorizzare questa risorsa, serve un cambio di prospettiva: le aziende devono smettere di considerare l’età come un vincolo e iniziare a vederla come un’opportunità per creare valore.
Appuntamento a Pisa: la nuova ricerca RI Generazione
I risultati completi della nuova edizione di RI Generazione saranno presentati il 12 novembre 2025 presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, in un evento che riunirà imprese, istituzioni, accademici ed esperti per discutere sfide e opportunità legate all’invecchiamento attivo e appagante.
Sarà un’occasione per riflettere su come la società italiana sta cambiando e su come le aziende possono non solo adattarsi a questo nuovo scenario, ma guidarlo, anticipando bisogni e costruendo strategie di lungo periodo fondate su inclusione, esperienza e innovazione.
Elaborazione Business Intelligence Group su dati Worldviews Survey 2025 – Osservatorio RI Generazione
Silver Economy Opportunities: France – HKTDC Research, luglio 2025
Intervista a Gianni Bientinesi – “Il futuro demografico dell’Italia”, 2025
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