Anche se il metaverse di Zuckerberg, l’universo digitale “Facebook Reality Labs” (ne abbiamo parlato qui), non è ancora del tutto pronto, con il Natale dietro l’angolo, possiamo tirare le somme e fare delle ipotesi su come potrebbero mutare le strategie del mondo del retail in un prossimo ma vicino futuro.

Tutto quello che voglio per Natale… è un Metaverso

Se avete preso parte al “Keynote” sul metaverso di Mark Zuckerberg quest’anno, avrete appreso la sua visione utopica: un futuro in cui abbandoniamo la nostra realtà digitale, costruita perlopiù attorno a social network effimeri,  a favore di quello che è “il suo” mondo virtuale.

Considerato strumento di nicchia amato dagli appassionati di tecnologia o del mondo dei videogiochi come Ark e Fortnite, l’idea di un mondo virtuale 3D in cui un proprio avatar vive esperienze perfettamente reali in un luogo parallelo al mondo fisico, lavora, si diverte, fa acquisti e prova emozioni reali, è entrato nel panorama mainstream quest’anno, come sintetizzato dalla decisione di Facebook di ottobre di fare il rembranding del proprio marchio in “Meta”.

L’inglese Bernard Marr (bernardmarr.com), è esperto di nuovi media digitale e influencer e saggista di fama mondiale, ha recentemente  dichiarato in una rubrica che tiene regolarmente per Forbes che il metaverso è la vera opportunità di business per le aziende di ogni settore e dimensione.

Il concetto di metaverso ha acquisito un enorme slancio con il sostegno di aziende come Facebook, Microsoft e Nvidia, ma cosa significherà questo per le aziende? .

In questo video Bernard Marr esplora le principali opportunità di business che il metaverso offre a qualsiasi azienda. Il video è stato pubblicato a novembre, e dunque si basa su considerazioni relativamente aggiornate.

Con oltre 2 milioni di follower sui social media, e un milione di iscritti alla newsletter, è stato classificato da LinkedIn come uno dei 5 migliori influencer aziendali al mondo e l’influencer numero uno nel Regno Unito.

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I metaversi esistono da molto tempo come ho spiegato in un precedente articolo. Universi digitali che possiamo utilizzare fisicamente e digitalmente condividendo esperienze sia su progetti collaborativi sia per l’entertainment o lo shopping.

Dalla messaggistica istantanea al metaverse

La parola “metaverso” viene spesso fatta risalire al romanzo distopico e cyberpunk di Neal Stephenson del 1992 Snow Crash, e molti lo vedono come tratto da un più recente romanzo di Earnest Cline del 2011 Ready Player One. Tuttavia, il metaverso è lontano dalla fantascienza. È realtà.

Le comunità online esistono almeno dalla metà degli anni ’80 e sono cresciute negli anni ’90 con chat room, messaggistica istantanea ad opera di America On Line AOL.  Il gioco World of Warcraft è un esempio di esperimento sociale – peraltro sotto studio sociologico – che milioni di persone fin dai primi anni 2000 hanno continuato ad utilizzare.  Oggi accedere a Fortnite, partecipare a una chat con gli amici su una piattaforma console e lanciarsi in un gioco con loro è, soprattutto per le generazioni più giovani, un’esperienza sociale come la maggior parte delle altre interazioni fisiche.

Come abbiamo potuto assistere durante questi due anni di chiusure e riaperture durante la pandemia, milioni di persone hanno iniziato a trascorrere sempre più ore al giorno in luoghi sociali digitali condivisi. Le piattaforme di produttività virtuale stanno crescendo, con Facebook e Microsoft che annunciano nuovi modi per collaborare online. Nike si sta preparando a vendere scarpe da ginnastica virtuali. Ma anche uffici ibridi, strumenti di formazione che si basano su community online stanno nascendo ogni giorno e i modi in cui la maggior parte della nostra vita, nel bene e nel male, viene spesa negli spazi digitali.

Insomma: che si tratti di realtà virtuale,  realtà aumentata o semplicemente lo schermo del proprio smartphone, la promessa del metaverso è consentire una maggiore sovrapposizione delle nostre vite digitali e fisiche per sperimentare la socialità, la produttività, lo shopping e l’intrattenimento. Questi due mondi sono già intrecciati, non sono necessarie device immersivi particolari: pensiamo a come l’app Uber ci informa sulla posizione e la distanza dell’auto che abbiamo noleggiato, o a come Netflix valuta quanto abbiamo visto prima di dare suggerimento. O infine a come lo scanner di telerilevamento presente sui nuovi iPhone possa eseguire una scansione 3D dell’ambiente circostante.

Per concludere, potremmo dire che il metaverso consiste in un’evoluzione di Internet come la conosciamo oggi. Qualcosa a cui la maggior parte di noi non è ancora abituata, ma che presto prenderà spazio nelle nostre vite creando, come è successo dieci anni fa con l’avvento dei social network, nuove modelli di business per le aziende che sapranno cogliere l’opportunità e mettersi al passo con l’innovazione.

 

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