La Space Economy è definita dall’OCSE come l’intera gamma di attività e l’uso di risorse che creano valore e benefici per gli esseri umani nel corso dell’esplorazione, ricerca, comprensione, gestione e utilizzo dello spazio [approfondimento sul sito ENEA].

Un ecosistema da 450 miliardi di dollari con cui tutti interagiamo quotidianamente. In effetti, probabilmente starai leggendo questo articolo su un dispositivo mobile o su una connessione Internet resa possibile da un satellite nello spazio. In breve, la Space Economy è composta da tutte le industrie (produttori di razzi e satelliti, telecomunicazioni, ricercatori sui cambiamenti climatici, esperti di dati e finanza, Difesa, ecc…) che si uniscono per creare l’ecosistema da trilioni di dollari sopra le nostre teste che rende ai giorni nostri la vita digitale possibile. Entro la fine del prossimo decennio, l’economia spaziale sarà valutata in modo prudente a più di 4 mila miliardi di dollari, nei soli Stati Uniti. Secondo alcune stime, l’economia spaziale potrebbe superare i 10 mila miliardi di dollari entro il 2040.

Questo è lo scenario in cui Italia potrà e dovrà affrontare la sfida di questo settore molto promettente in cui TLC e tecnologie IT, Intelligenza artificiale e Business Intelligence sarà fondamentale per la crescita dell’economia, l’incentivo di nuovi business e il raggiungimento di obiettivi importanti come la transizione ecologica, la digitalizzazione, la mobilità sostenibile, la salute, fino da arrivare all’inclusione sociale e il superamento del digital divide.

L’economia spaziale è definita dall’OCSE come l’intera gamma di attività e l’uso di risorse che creano valore e benefici per gli esseri umani nel corso dell’esplorazione, della ricerca, della comprensione, della gestione e dell’utilizzo dello spazio.[1]

L’economia spaziale è in crescita e in evoluzione, insieme allo sviluppo e alla profonda trasformazione del settore spaziale e all’ulteriore integrazione dello spazio nella società e nell’economia. Oggi, l’infrastruttura spaziale dispiegata rende possibile lo sviluppo di nuovi servizi, che a loro volta abilitano nuove applicazioni, in settori come la meteorologia, l’energia, le telecomunicazioni, le assicurazioni, i trasporti, il marittimo, l’aviazione e lo sviluppo urbano, portando ulteriori vantaggi economici e sociali. Il settore spaziale non è solo un settore in crescita in sé, ma è il fattore determinante della crescita in altri settori.

Questa dinamica ha portato alcuni analisti a dichiarare che l’industria spaziale potrebbe diventare la prossima industria da trilioni di dollari entro il 2040. Le principali tendenze attuali che stanno influenzando l’economia spaziale includono:

  • Un interesse pubblico ancora crescente e investimenti in attività spaziali in tutto il mondo;
  • Un livello senza precedenti di investimenti privati ​​in iniziative spaziali, legato a una maggiore attrattiva e redditività attesa e un mercato in crescita del Venture Capital (VC);
  • Un numero sempre crescente di attori;
  • Entrate dell’industria spaziale ancora in crescita;
  • L’ulteriore sviluppo di attività commerciali in tutto il mondo, comprese quelle basate su smallsat/cubesats, e lo sviluppo di attività commerciali in nuovi campi, ad es. micro-lanciatori e volo spaziale;
  • Un’industria spaziale tradizionale, che continua a generare la quota principale dei ricavi, ma si trova ad affrontare mercati più competitivi e incerti;
  • L’ulteriore sviluppo del Nuovo Spazio nel mondo; e
  • L’ulteriore integrazione dello spazio nella società e nell’economia porta a una maggiore creazione di valore e maggiori benefici socioeconomici.
La Space Ecoonomy va dunque oltre il turismo ed entra  nelle aree della produzione, del commercio e del commercio di beni e servizi familiari e nuovi di zecca che si svolgono tra la linea Karman (a circa 100 chilometri sopra la testa) e lo spazio Cislunare (il volume tra l’orbita geostazionaria della Terra e il L’orbita della Luna) creando un altro mondo di possibilità per le aziende.

Startup italiane sulla rampa di lancio

Intanto Primo Space e G-nous hanno lanciato la prima edizione di Quasar, una open call per startup italiane attive nel settore spaziale. Una iniziativa che punta a facilitare lo sviluppo di realtà innovative attraverso un percorso personalizzato e l’accesso al network delle eccellenze del settore. Una  call, ideata da Primo Space, fondo italiano di Venture Capital dedicato alle tecnologie spaziali, e realizzata in partnership con G-nous, azienda italiana specializzata in servizi per il settore spaziale, nasce con l’obiettivo di rafforzare l’ecosistema imprenditoriale italiano dello spazio, permettendo alle startup emergenti e agli “astroimprenditori” di entrare in contatto con i protagonisti dell’industria spaziale italiana.

Lo sapevi che?

  1. L’Italia è stato  il terzo paese, dopo USA e Unione Sovietica, a lanciare un satellite nello spazio (il San Marco, 15 dic. 1964). Questo grazie alla costituzione dell’ASI (Agenzia spaziale italiana), nata su ispirazione dell’attività di L. Broglio (1911-2001).
  2. L’astrofisica Simonetta Di Pippo è il nuovo direttore dello Space Economy Evolution Lab (SEE Lab), il laboratorio di SDA Bocconi fondato nel 2018 da Andrea Sommariva (scomparso nell’agosto del 2021) per studiare l’economia dello spazio e le ricadute economiche delle attività spaziali [qui la notizia]
  3. L’astronauta italiana Samantha Cristoforetti tornerà il 21 aprile (con possibilità di slittamento al 23 aprile)  con 6 esperimenti tutti italiani sulla Stazione Spaziale Internazionale con la missione Minerva.  Classe 1977, ingegnere e aviatrice, è stata la prima donna italiana negli equipaggi dell’Agenzia Spaziale Europea e ha raggiunto il record femminile di permanenza nello spazio in un singolo volo con 199 giorni. Nelle pagine dell’ASI il contributo italiano alla Stazione Spaziale Internazionale