2025, un anno da festeggiare

Il 2025 è stato un anno complesso per il mercato italiano nel suo insieme. Un contesto segnato da incertezza economica, pressione sui margini, accelerazione tecnologica e una crescente tentazione di semplificare processi che, per loro natura, semplificabili non sono. In questo scenario, la crescita a due cifre registrata nel 2025 da Business Intelligence Group (BIG) non è solo un risultato economico: è l’esito di una scelta culturale e strategica precisa.

Una scelta che ruota attorno a tre parole chiave: competenza, rigore e trasparenza.

La crescita che nasce dai legami, non dalla velocità

Nel mercato italiano, soprattutto per le grandi aziende e le grandi istituzioni, il valore non sta nella rapidità con cui si produce un output, ma nella qualità del legame con chi fornisce informazioni su cui poggiano decisioni strategiche. Investimenti, politiche industriali, scelte organizzative e di posizionamento devono essere difendibili nel tempo, davanti a board, stakeholder e organismi di controllo.

La crescita di BIG nel 2025 nasce proprio da qui: dalla capacità di costruire relazioni di lungo periodo fondate sulla fiducia, non rapporti transazionali. Fiducia che non si dichiara, ma si costruisce rendendo visibili i processi, accettando il confronto e assumendosi la responsabilità delle analisi prodotte.

La trasparenza ha un costo (e non tutti possono permetterselo)

Nel mercato italiano la trasparenza è spesso evocata, ma raramente praticata fino in fondo. Essere davvero trasparenti significa spiegare come nascono i dati, come vengono controllati, quali limiti hanno, dove finiscono le evidenze e dove inizia l’interpretazione. Significa, talvolta, dire che serve più tempo. O che un dato non è abbastanza solido.

Tutto questo costa: tempo, competenze senior, sistemi di controllo, rinuncia a scorciatoie. Non tutte le organizzazioni possono permetterselo. E non tutte scelgono di farlo. BIG ha deciso invece di trasformare la trasparenza in un asset strategico, accettandone consapevolmente il costo.

Rigore come infrastruttura della fiducia

La fiducia dei clienti più strutturati si fonda sul rigore. Non come formalismo, ma come disciplina quotidiana: rigore nel disegno delle analisi, nel controllo dei dati, nella verifica dei passaggi intermedi, nella separazione dei ruoli tra raccolta, validazione e interpretazione.

Nel 2025, questo rigore ha rappresentato un punto di convergenza con le grandi organizzazioni italiane, sempre più consapevoli che decisioni complesse non possono poggiare su basi informative fragili o opache.

Il grande tema del 2025: i rischi dell’A.I.

L’anno appena trascorso ha reso evidente anche un nodo centrale: l’uso non governato dell’intelligenza artificiale. Oggi è possibile generare analisi plausibili, risposte coerenti, dataset apparentemente puliti in tempi rapidissimi. Nei casi peggiori, è possibile arrivare a interviste mai realmente svolte, ma inventate o ricostruite artificialmente.

Il rischio non è tecnologico, ma culturale: confondere ciò che è plausibile con ciò che è vero.

Controllo del field: dove si gioca la qualità reale

Per BIG la qualità nasce nel punto più fragile del processo: la rilevazione. È qui che l’azienda ha scelto di investire tempo e risorse, introducendo controlli stringenti e multilivello, tra cui:

  • tracciabilità delle interviste;
  • analisi dei tempi e dei pattern di compilazione;
  • verifiche ex post e controlli a campione;
  • audit e accreditamento dei fornitori di field;
  • utilizzo dell’A.I. per individuare anomalie, non per simulare dati.

Dal momento in cui i dati vengono consegnati fino all’elaborazione del report finale, BIG si prende il tempo di controllare. Se emergono incongruenze, il processo si ferma: si verifica, si approfondisce, si rallenta se necessario. Perché un errore a monte non è correggibile a valle.

Il controllo come valore per i clienti

Per i clienti, soprattutto quelli di grandi dimensioni, questo approccio rappresenta un valore concreto: riduzione del rischio decisionale. Sapere su cosa si sta decidendo, sapere come è stato costruito il dato, sapere che qualcuno si è assunto la responsabilità di verificarlo.

Il controllo non è burocrazia, ma rispetto verso chi utilizzerà quelle informazioni per orientare scelte rilevanti.

Un modello da atelier, non da fabbrica

Il modo di operare di BIG somiglia più a un atelier che a una catena di montaggio. Ogni progetto è seguito come un pezzo unico, con professionisti senior coinvolti direttamente, controllo continuo e responsabilità esplicita sul risultato.

È un modello che non punta alla massificazione, non è il più veloce, non è il più economico. Ma è quello che costruisce credibilità. Ed è questa credibilità che nel 2025 si è tradotta in crescita a due cifre.

Guardare avanti: più controllo, meno tolleranza

La direzione per il futuro è coerente con questo percorso. Dal 2026, BIG introdurrà sistemi di controllo ancora più stringenti sui dati e una lista nera dei field non conformi, per proteggere clienti, decisioni e reputazione. Una scelta che restringe il perimetro operativo, ma rafforza la solidità complessiva.

Crescere scegliendo di non nascondere nulla

La storia del 2025 racconta una verità semplice e scomoda: competenza, rigore e trasparenza funzionano, anche — e soprattutto — nell’era dell’intelligenza artificiale. Funzionano perché costruiscono fiducia. E la fiducia, nel mercato italiano più maturo, è diventata un vero fattore di crescita.

Buone feste da Business Intelligence Group. A chi crede nel valore delle cose fatte bene, nel tempo che costruisce fiducia e nella trasparenza che genera futuro.