Il Pnrr è un documento redatto dal Governo che serve a illustrare il modo con cui si gestiranno i fondi di Next generation Eu. Il documento suddivide gli obiettivi in sei missioni di operatività tra le quali troviamo la digitalizzazione, la salute e la transizione ecologica.

Il piano,  approvato di recente dalla commissione, pone i vincoli per i progetti ai quali il nostro paese intende utilizzare i finanziamenti europei. Nel documento si descrive come le risorse andranno utilizzate e organizzate insieme a una serie di riforme calendarizzate e orientate alla messa a punto del piano con finalità di modernizzare il paese.

Il piano segue quelle che sono le linee guida emesse dalla commissione europea e prende vita su tre grandi filoni principali di intervento:  la digitalizzazione e l’innovazione, la transizione ecologica el’ inclusione sociale. Sempre nel Pnrr vengono raggruppati tutti i progetti che genereranno investimenti in 6 missioni principali qui elencate:

  1.  Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo;
  2.  Rivoluzione verde e transizione ecologica;
  3.  Infrastrutture per una mobilità sostenibile;
  4.  Istruzione e ricerca;
  5. Coesione e inclusione;
  6. Salute.

Una relazione che è stata pubblicata dal centro studi del parlamento, descrive l’impatto del Pnrr valutato sulla nostra economia  che dovrebbe portare a una crescita del PIL dello 0,8%, fino a portare il tasso di crescita potenziale a fine piano all’1,4%.

 

Mentre si attueranno i piani di finanziamento,  il Pnrr descrive anche quelle riforme necessarie che il Governo ritiene importanti per la modernizzazione dell'Italia e che costituiscono una condizione necessaria per ottenere i finanziamenti stessi dall'Europa.

Possiamo individuare almeno quattro tipi di riforme:

  • orizzontali o di contesto: misure d’interesse generale;
  • abilitanti: interventi funzionali che servono a permettere l’attuazione del piano;
  • settoriali: che si rivolgono a settori molto specifici di intervento;
  • concorrenti: che non sono collegate direttamente alla attuazione del piano ma che si ritengono indispensabili per la modernizzazione dell'Italia. Tra queste abbiamo ad esempio la riforma del sistema fiscale e quella degli ammortizzatori sociali.

Per gestire e attuare il  Pnrr è stato emesso uno specifico decreto legge. Qualunque ente sia coinvolto nel piano (tra cui ministeri, amministrazioni centrali e locali) verrà interpellato per mettere in atto le riforme che gli competono. Il ministero dell’economia e delle finanze preparerà una struttura per coordinare e monitorare ogni passaggio e rimanere in contatto con  la commissione europea.

La cabina di regia sarà affidata a  palazzo Chigi che avrà l'onere di controllo del piano, e di presentare eventuali attenzioni di poteri sostitutivi per le modifiche utili per attuare il piano.

Italia principale beneficiaria

Con 191,5 miliardi di euro di fondi suddivisi tra sovvenzioni (68,9 miliardi) e prestiti (122,6 miliardi) sarà proprio l'Italia la principale beneficiare dei contributi europei per la crescita economica del paese. A questi fondi dobbiamo anche aggiungere 13 miliardi di euro  dei quali l'Italia beneficerà per l'Assistenza alla ripresa per la coesione e i territori d’Europa (React-Eu). Con apposito decreto legge, il nostro Governo ha poi permesso di stanziare ulteriori 30,62 miliardi a completamento dei progetti contenuti nel Pnrr.

 

La quota di finanziamenti più importante sarà assegnata alla missione 2 del piano(rivoluzione verde e transizione ecologica)  che potrà usufruire di circa 60 miliardi di euro. La missione 1  invece (digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura) riceverà circa 40,7 miliardi.  La missione 4 (istruzione e ricerca) potrà disporre di circa 31 miliardi. Infine 25 miliardi verranno collocati nelle infrastrutture, 20 miliardi per la coesione e la inclusione e circa 15 miliardi infine per la salute.

 

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FONTE: elaborazione openpolis su dati camera e senato

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