È innegabile come ormai Big Data, algoritmi e intelligenza artificiale abbiano trasformato profondamente il nostro mondo e il mondo del lavoro. Settori anche distanti tra loro si sono ormai avvalsi di questa tecnologia: dalla assistenza ospedaliera ai trasporti, dall’istruzione alla fruizione di contenuti web, dai servizi finanziari e assicurativi alla ricerca di lavoro, dalla cybercecurity alla gestione del traffico stradale, dall’agricoltura alla domotica (Internet of Things) e molti altri.

Si scrive Big Data e si legge trasformazione digitale

Se la pandemia ha accelerato una rivoluzione digitale mondiale, i dati sono diventati la valuta più importante nel mondo degli affari, “il nuovo petrolio” come li ha definiti qualcuno, perché la loro conoscenza e analisi consente di comprendere in anticipo l’andamento dei mercati,  il sentimento dei consumatori e orientare meglio le vendite.

Un esempio per tutti dovrebbe chiarire la situazione: sono attualmente cinque le società americane (Amazon, Apple, Facebook, Google e Microsoft) chehanno un patrimonio di circa mille miliardi di dollari e un giro di affari che superano qualsiasi società esistente al mondo. Tutte utilizzano – e non potrebbero sopravvivere senza –  i Big Data come fonte di analisi per incrementare il loro business.

Ma anche le piccole e medie  imprese che sfruttano i dati attualmente registrano una crescita della produttività del lavoro più rapida – dell’ordine del 5-10%, secondo il nuovo Digital Economy Outlook dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) – e ricavi più elevati.

I Big data stanno iniziando ad avere un impatto significativo anche sulla nostra conoscenza del mondo. Questo è importante perché l’aumento della conoscenza umana ha sempre svolto un ruolo importante nell’aumento dell’attività economica e del tenore di vita. I continui miglioramenti del prezzo e della capacità degli strumenti per raccogliere, trasmettere, archiviare, analizzare e agire sui dati renderanno più facile raccogliere più informazioni e trasformarle in una conoscenza praticabile del funzionamento dei sistemi.

I Big Data sono una risorsa fino ad ora non sfruttata che la tecnologia ci consente finalmente di sfruttare. Ad esempio, sono sempre esistiti dati su condizioni meteorologiche, insetti e piantagioni di colture. Ma ora è possibile raccogliere quei dati in modo conveniente e utilizzarli in modo informato. Possiamo tenere un registro della storia di ogni pianta, inclusi irrorazioni e precipitazioni. Quando guidiamo una mietitrebbia sul campo, l’attrezzatura può identificare ogni pianta come coltura o erbaccia e applicare selettivamente l’erbicida solo alle erbacce.

I Big Data influenzano l’economia e la produzione di beni

Questo nuovo uso dei dati ha la capacità di trasformare ogni settore in modi simili. Un recente rapporto dell’OCSE ha elencato alcuni dei modi in cui dati migliori e più numerosi influenzeranno l’economia:

• Produzione di nuovi beni e servizi;
• Ottimizzazione dei processi aziendali;
Marketing maggiormente mirato con feedback dei clienti nella progettazione del prodotto;
• Migliore gestione organizzativa;
• Innovazione più rapida grazie a un ciclo di ricerca e sviluppo più breve.

Un rapporto del McKinsey Global Institute stima che i Big Data potrebbero generare un valore aggiuntivo di mille miliardi di dollari ogni anno in soli sette settori. Il rapporto ha anche stimato che oltre la metà di questo valore avrebbe un ritorno utile per la società: meno ingorghi stradali, confronti dei prezzi più facili e una migliore corrispondenza tra istituti di istruzione e studenti. Dal rapporto si evince anche che alcuni di questi benefici non hanno la minima influenza sul PIL o sul reddito personale. Ma implicano una migliore qualità della vita.

L’analisi dei dati aumenta l’efficienza e la produttività

Erik Brynjolfsson del MIT ha scoperto che le aziende che adottano un processo decisionale che si basa sui dati ottengono una produttività e una crescita della produzione superiori dal 5 al 6% rispetto alle loro concorrenti, anche dopo aver controllato altri investimenti e l’uso della tecnologia dell’informazione. Differenze simili sono state riscontrate nell’utilizzo delle risorse, nel rendimento del capitale proprio e nel valore di mercato.

Omidyar (www.omidyar.com) ha recentemente pubblicato uno studio sull’impatto delle politiche sugli open data sul governo. Il rapporto conferma come  l’attuazione di queste politiche potrebbe aumentare il reddito annuale all’interno del G20 tra i 700 e i 950 miliardi di dollari. I vantaggi includono una riduzione della corruzione, migliori condizioni di lavoro, una maggiore efficienza energetica e un miglioramento del commercio estero.

Anche l’industria pubblicitaria, il cui uso dei dati è a volte visto con sospetto, offre grandi vantaggi. Uno studio della Data & Marketers Association (www.dma.org.uk) ha confermato come un migliore utilizzo dei dati abbia reso il marketing e  specialmente il geomarketing più efficiente sia consentendo alle aziende di evitare di inviare richieste a individui che difficilmente acquisteranno il loro prodotto sia abbinando i clienti con offerte che soddisfano meglio le loro esigenze e interessi individuali. I big data hanno anche ridotto le barriere all’ingresso rendendo più facile per le piccole aziende ottenere utili dati di mercato.

Il lavoro più sexy del XXI secolo

La possibilità anche per le piccole e medie imprese di accedere con grande facilità a moli di dati utili per la produttività ha avuto un impatto anche sui lavoratori. Harvard Business Review ha definito l’analista dati (data scientist) come “il lavoro più sexy del XXI secolo”  Gli Stati Uniti hanno già circa 500.000 posti di lavoro nei Big Data. Ma McKinsey stima che vi sia una carenza tra 140.000 e 190.000 lavoratori con diplomi avanzati in statistica, ingegneria informatica e altri campi applicati. Forse più importante è la carenza di 1,5 milioni di manager e analisti che svolgono lavori tradizionali ma sono in grado di integrare i Big Data nel loro processo decisionale. È probabile che la necessità di comprendere e agire in base a dati migliorati aumenti la produttività e la retribuzione dei lavoratori.

Grazie ai continui miglioramenti tecnologici, i dati diventeranno ancora più facili da raccogliere, trasmettere, archiviare e analizzare. Insieme ai relativi progressi nelle scienze dei materiali, nelle biotecnologie, nelle tecnologie dell’informazione e nelle nanotecnologie, consentirà una vasta gamma di nuovi prodotti e servizi. Come per qualsiasi risorsa, il vincolo principale sarà la capacità di immaginare nuovi usi per questa risorsa e di costruire un modello di business praticabile attorno a questi usi che fornisca prodotti e servizi di valore ai consumatori.

 

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