La Cina mette al centro i Big Data come uno dei punti importanti nella sua strategia di dominio economico mondiale.

Arriva dalla Cina, più precisamente da Pechino, la notizia del prossimo piano di sviluppo per l’industria dei big data esposta nel corso del 14° piano quinquennale: ecco cosa le aziende italiane devono sapere

Le attività industriali legate ai dei big data del gigante asiatico si stima supereranno i 3.000 miliardi di yuan (circa 470 miliardi di dollari) entro la fine del 2025, al tasso di crescita annuale composto del 25% circa. Almeno secondo le dichiarazioni del ministero dell’Industria e dell’Informatica.

I “dati” sono il petrolio del XXI secolo. Risorsa indispensabile che alimenterà gli algoritmi di intelligenza artificiale, la forza economica e il potere nazionale di ogni paese. La fonte di questi dati siamo tutti noi. Le nostre cartelle cliniche e sequenze genetiche, le nostre abitudini online, i flussi della catena di approvvigionamento delle nostre attività, i terabyte di immagini ingoiate da telefoni, droni e auto autonome.

La competizione nel XXI secolo richiederà la protezione e lo sfruttamento di questi dati per ottenere vantaggi commerciali, tecnologici e militari. Finora, la Cina sta vincendo e l’Occidente è a malapena coinvolto.

La Cina fa incetta di Big Data 

La gestione dei big data in Cina e per i governi di tutto il mondo è un argomento di estrema attualità che non possiamo più ignorare. La proliferazione della tecnologia, in particolare smartphone e dispositivi simili, ha creato nuove opportunità e sfide che devono essere affrontate. Fino a poco tempo, le seguenti conseguenze indesiderate della creazione di big data sono state gestite in modo random: i dati sono stati generati, raccolti e archiviati in silos privati ​​principalmente da aziende BigTech. Solo gradualmente ci si è resi conto quanto questi dati fossero preziosi: potevano cioè essere analizzati e potevano essere venduti per farne profitto.

I primi gestori dei dati sono state le aziende BigTech che li hanno raccolti, elaborati e rivenduti. La generazione successiva erano le società di gestione dei dati.

Poi sono intervenuti i governi per volere del grande pubblico, sempre più preoccupato per ciò che accade con i dati raccolti. I governi hanno quindi iniziato a imporre regole a quelle entità opache che generano big data. Si è iniziato dunque ad affrontare questioni legate alla proprietà, al consenso dell’utente, alla privacy e all’anonimato, nonché del diritto di accedere ai propri dati. Poiché ogni paese gestisce questi problemi in modo diverso e autonomo, esistono innumerevoli soluzioni al problema. Ad esempio, l’UE è riuscita ad adottare norme comuni sui dati in cui la proprietà è ancorata e alle persone viene chiesto ogni volta di dare il proprio consenso all’uso. I governi si sono anche adoperati per istituire servizi pubblici per i dati, riconoscendo il fatto che, sebbene questi siano di proprietà privata, in alcuni casi possono diventare beni pubblici, come la tracciabilità dei contatti durante la pandemia di Covid-19. Il livello successivo dovrebbe essere basato sul consenso e su uno standard internazionale universale che comprenderebbe le BigTech libere, come i social network.

La Cina è probabilmente il produttore più prolifico di big data grazie alla sua abilità nei settori della scienza e nella tecnologia, in particolare tecnologia dell’informazione. Il governo cinese, sotto la guida del Partito Comunista Cinese (CPC), vorrebbe consolidare la propria leadership globale nell’IT e nei big data attraverso una serie di misure descritte di seguito.

Il capitolo 5 del 14° piano quinquennale cinese sancisce la digitalizzazione di tutti gli aspetti della vita in Cina, chiedendo la creazione di una Cina digitale, che comprenda l’economia, la società, il governo, ecc. Nella sezione 17/paragrafo 1 viene affrontato il ruolo dei big data. L’accento è posto sulla creazione di una piattaforma di scambio condivisa a cui accedere in modo sicuro attraverso diversi livelli e tra regioni. Lo scopo è creare un catalogo di big data, con responsabilità definite per la generazione, l’archiviazione e lo scambio. Tutte cose che, come vedremo, le aziende italiane devono sapere per essere competitive.

 

 

La Cina è entrata in una nuova fase in cui analizza modalità per redistribuire i profitti dei bigtech

Tra i grandi raccoglitori di dati ci sono le aziende BigTech come Alibaba, Baidu, TikTok, società di comunicazione, China Telecom, China Unicom, China Mobile, nonché raccoglitori di dati privati ​​come la piattaforma tecnologica GDS e il fornitore di servizi di data center, 21 Vianet.

Il settore dei big data in Cina vede dunque un rapido sviluppo che ha visto un ulteriore accelerazione negli ultimi cinque anni, con il volume di affari di questa industria che ha superato i 1.000 miliardi di yuan entro il 2020, come hanno mostrato i dati del ministero dell’Industria e dell’Informatica.

La Cina sta procedendo a grandi passi nella gestione e utilizzo dei big data. Questo probabilmente le darà un vantaggio sugli altri competitor. Vantaggio che le imprese europee devono tenere in conto.

Consigli per le aziende che commerciano con la Cina

Impossibile pensare di fare affari in Cina senza far uso dei i Big Data. Un po’ per via delle dimensioni del Paese, un po’ per il numero dei suoi abitanti che usano Internet, il gigante asiatico produce miliardi di dati che possono essere utilizzati dalle aziende a fini commerciali.

I modelli di business in Cina stanno dunque cambiando: grazie all’uso delle nuove tecnologie e ai big data. Società di analisi come Business Intelligence Group forniscono già strumenti informatici utili per orientarsi e investire in questi mercati grazie ai Big Data. Cambiano le strategie e l’uso dei Big Data permette di migliorare il valore offerto ai clienti creando valore e fornendo prodotti e servizi innovativi su mercati in precedenza scarsamente coperti.

Le aziende cinesi basano già le proprie strategie sui big data:  per questo le aziende italiane devono applicare sistemi di analisi che sfruttino il machine learning se vogliono esportare  in Cina ed essere competitive.

I vantaggi nell’uso di questi sistemi non si limitano alla possibilità di essere più competitivi e concorrenziali, ma permettono a una azienda di valutare meglio il mercato, di progettare meglio un prodotto o un servizio prima di immetterlo in commercio e perfino migliorare e ottimizzare le la logistica.

L’obiettivo è, per una impresa che intenda raggiungere con sicurezza obiettivi di competitività, di utilizzare un sistema basato su un vero e proprio sistema scientifico, riducendo i rischi ed abbassando i costi grazie all’applicazione di un metodo basato sui dati.

 

 

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