Il fondatore di Second Life, il fisico Philip Rosedale, ha dichiarato che, con poche modifiche, la piattaforma nata nel 2003 potrebbe fare il suo ingresso nel metaverso, con molte più opportunità della concorrenza

Il metaverso non è un concetto che ci coglie alla sprovvista. È stato l’autore di fantascienza Neal Stephenson – noto specialmente per le sue opere postcyberpunk – a coniare il concetto nel 1992. Alcuni tra noi abbiamo vissuto in universi virtuali dove spendevamo valuta virtuale e dove esistevano store, negozi virtuali già una ventina di anni fa. Uno dei primi metaverso cui molti di noi si affezionarono fu proprio Second Life, agli inizi degli anni 2000. Ed è notizia di questi giorni che Philip Rosedale, il papà di Second Life, abbia deciso di incaricare un team nella sua nuova azienda per sviluppar quello che potremmo definire Second Life 4.0. Lo fa ora che il metaverso è tornato in auge e interessante anche per le aziende, oltre che per i propri utilizzatori. Le sue speranze sono che lo sviluppo di mondi incentrati sulla comunità come Second Life risolva alcuni problemi del metaverso che non vengono necessariamente risolti nei visori in Realtà Virtuale (VR).

Rosedale abbandonò Second Life nel 2008, a cinque anni dal debutto, concentrato sulla tecnologia VR e  co-fondando nel 2013 una società  nota con il nome di  High Fidelity che già allora prometteva Realtà Virtuale di fascia alta e migliori prestazioni. Negli ultimi anni High Fidelity si è concentrata sull’audio spaziale. Nel frattempo, dichiarando che i visori VR avrebbero avuto i giorni contati, ha spostato l’attenzione su una piattaforma di metaverso che non richieda decide come cuffie: cioè Second Life. Non è l’unico a pensarla in questo modo: anche altre società sviluppatrici di realtà virtuale o immersiva come Spatial stanno abbandonando i tradizionali visori VR per raggiungere sempre più persone che non sono abituate all’utilizzo un po’ limitante dei visori.

Il fondatore di Second Live diventerà “consigliere strategico” per la piattaforma, mentre la sua compagnia High Fidelity cerca di infondere nella piattaforma nuove idee di sviluppo, inclusa, di nuovo la Realtà Virtuale.

I dubbi di Rosendale sul Metaverso di Zuckerberg

Philip Rosedale, ha espresso dubbi sui piani di Facebook / Meta di creare un proprio metaverso. In una recente intervista con Axios, Rosedale ha parlato dei suoi dubbi sui futuri tentativi di costruire un metaverso e delle domande che rimangono ancora sugli spazi digitali.

Rosedale ha in qualche modo aperto la strada all’idea di un metaverso giocabile con Second Life, una piattaforma online che ha visto i giocatori creare avatar e stabilirsi in un mondo virtuale. Coloro che visitano Second Life lo hanno fatto per una serie di motivi: sia su scala ridotta per socializzare con gli amici e controllare l’ambiente circostante, sia a un livello più approfondito accettando lavori come artisti, politici o insegnanti. In una parte dell’intervista, Rosedale ha affermato che quando nacque Second Life c’era la convinzione che “inevitabilmente avremmo trascorso tutti una frazione sempre più ampia delle nostre vite in un mondo virtuale”. Nonostante la popolarità del gioco, tuttavia, il creatore mette in evidenza una serie di lezioni che avrebbe imparato dal suo tempo con Second Life.

Nonostante abbia espresso dubbi su ulteriori ricerche per costruire un metaverso, Rosedale è tuttavia ottimista sul fatto che i mondi virtuali avranno un ruolo decisivo nel modo in cui le persone interagiranno in futuro.

Second Life – spiega il suo fondatore – è ancora una società sana con un fatturato interessante. Al suo interno si vendono circa 350 milioni di oggetti virtuali all’anno a una media di due dollari l’una, quindi sono circa a 700 milioni di dollari all’anno in transazioni. E una comunità considerevolmente più ampia rispetto alla maggior parte delle piattaforme VR: ha avuto oltre 70 milioni di account creati dal suo lancio e le stime degli utenti attivi si aggirano intorno al milione.

A oltre un decennio dal picco di successo di Second Life, Rosedale ammette di attendere un  passaggio nei mondi virtuali con meno inevitabilità di quanto non facesse nel 2007. Ma afferma che Second Life mostra che c’è ancora un grande appetito per l’esplorazione virtuale, soprattutto con il miglioramento della tecnologia. Una strada difficile, da pionieri, ammette, ma che può offrire grandi opportunità soprattutto al mondo del retail e dell’edutainment.

 

La grande migrazione online: costi e opportunità | Juan Carlos De Martin

Da circa 30 anni numerose attività di una parte importante dell’umanità sono migrate – alcune addirittura completamente – online.  In altri casi ancora le attività sono rimaste fisiche, ma hanno acquisito una capillarità digitale, con esperienze inedite realizzate per aumentare l’esperienza soprattutto delle nuove generazioni, come la Generazione Z, come quella di acquisto negli store. Un processo progressivo, e che sta rivoluzionando non solo le nostre vite, ma anche lo stesso equilibrio economico mondiale.

Ce ne parla in questo video il prof. Juan Carlos De Martin  professore ordinario di ingegneria informatica al Politecnico di Torino e Vice Rettore per la cultura e la comunicazione. È titolare del corso “Tecnologie digitali e società” e co-dirige, con Marco Ricolfi (Università di Torino), il Centro Nexa su Internet e Società. Dal 2011 è associato al Berkman Klein Center della Harvard University. Autore del libro Università futura – tra democrazia e bit e ha curato, insieme a Dulong de Rosnay, il libro The Digital Public Domain: Foundations for an Open Culture.

 

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