Cina e Occidente: non basta scegliere. Serve studiare, usare e decidere il futuro

di Gianni Bientinesi — CEO, Business Intelligence Group

Per troppo tempo l’Occidente — e l’Italia in particolare — ha guardato alla Cina con un misto
di diffidenza e semplificazioni: “mercato low-cost”, “fabbrica del mondo”, “competitor distante”.
Oggi quei cliché sono superati. La Cina è diventata un hub globale dell’innovazione: potenza di
calcolo, intelligenza artificiale, infrastrutture digitali e una strategia che sta rimodellando
equilibri tecnologici e geopolitici.

Ma la sfida non è solo tecnologica: è culturale, etica e decisionale. Per l’Europa, l’Italia,
e per chi si occupa di strategia e marketing, non basta scegliere di adottare
un approccio digitale. Occorre studiare, usare con consapevolezza,
e decidere con lucidità — sapendo che ogni decisione pesa sul futuro.

La Cina accelera: numeri, ambizioni e trasformazioni profonde

Negli ultimi anni la Cina ha compiuto una transizione straordinaria: dalle fabbriche tradizionali
alla “fabbrica di cervelli e dati”. Con politiche industriali come Made in China 2025 e gli
obiettivi dei nuovi piani quinquennali, Pechino ha puntato su settori strategici come semiconduttori,
IA, mobilità intelligente, biotecnologie e infrastrutture di calcolo distribuito.

Secondo fonti del 2025, il Paese dispone oggi di oltre 10,85 milioni di rack standard,
una capacità di calcolo intelligente di 788 EFLOPS, e più di
1.680 exabyte di storage distribuito. Parallelamente, la Cina ha sviluppato
1.509 modelli di intelligenza artificiale di larga scala, oltre il 40% del totale mondiale.

Non si tratta solo di volume, ma di integrazione strategica. In città come Hangzhou,
Shenzhen o Shanghai, le big corporation e le startup più avanzate hanno reso l’IA un’infrastruttura
industriale: non un tema di ricerca, ma uno standard operativo.

La Cina implementa. L’Europa ancora discute

L’Occidente parla molto di IA, ma spesso in termini normativi, astratti, ancora teorici.
In Cina l’IA è concreta, operativa, già integrata nella vita economica.

Esempi emblematici:

  • Yili Group, gigante lattiero-caseario, utilizza algoritmi e sensori IoT
    per monitorare la salute degli animali tramite cartelle cliniche digitali aggiornate in tempo reale.
  • I produttori ferroviari adottano modelli di deep learning che consentono simulazioni aerodinamiche
    in pochi secondi, rispetto ai giorni richiesti in passato.
  • I laboratori biomedici utilizzano cluster distribuiti ad altissima potenza per accelerare la scoperta
    di molecole e terapie innovative.

La Cina non si limita a scegliere quali tecnologie adottare: decide cosa farne,
come integrarle, con quali obiettivi e in quali settori. Questa capacità decisionale — rapida,
coerente, sistemica — è ciò che la distingue.

Tecnologia e geopolitica: il tempo delle scelte è finito. Ora servono decisioni

La competizione globale non è più tra prodotti, ma tra ecosistemi: infrastrutture
digitali, visioni di governance, capacità di scalare, modelli culturali e politici.

La Cina sta costruendo un sistema tecnologico autonomo e potente, capace di influenzare sia i mercati
emergenti sia gli equilibri geopolitici globali. Gli Stati Uniti rispondono con innovazione di
frontiera, big tech iperconcentrate e leadership negli algoritmi generativi. L’Europa rischia di
rimanere nel mezzo: consapevole, regolatrice, ma troppo spesso lenta.

Eppure, proprio qui si trova la nostra occasione.

Una scelta è un’opzione. Una decisione è un atto di responsabilità.

La tecnologia chiede decisioni — e ogni decisione avrà effetti sul breve, medio e lungo periodo:
economici, sociali, culturali.

Il mio punto di vista: studiare, usare, decidere

La lezione che traiamo dalla Cina non è “imitare la Cina”.
È imparare a:

  • Studiare: analizzare dati, processi, strategie, senza fermarsi a stereotipi
    o narrative superficiali.
  • Usare: sperimentare tecnologie e innovazioni in modo responsabile, adattandole
    ai nostri valori e contesti.
  • Decidere: assumersi la responsabilità delle scelte, consapevoli del loro
    impatto futuro.

Troppo spesso in Italia — e non solo — si decide prima di conoscere.
Si costruiscono opinioni e strategie basandosi su percezioni, timori o ideologie, anziché su analisi.
Questa abitudine genera errori e ritardi, amplifica stereotipi e riduce la nostra capacità competitiva.

Oggi, conoscere ciò che avviene dall’altra parte del mondo non è una curiosità geopolitica:
è un’opportunità strategica. Comprendere la Cina ci permette di anticipare gli effetti —
a breve, medio e lungo periodo — che l’innovazione avrà sui mercati, sul lavoro,
sulle competenze, sulle filiere.

Occidente, Europa, Italia: proporre un modello alternativo

La Cina è un modello di velocità.
Gli Stati Uniti sono un modello di scala.
L’Europa può — e deve — essere un modello di umanesimo tecnologico.

Un modello in cui:

  • la persona rimane al centro,
  • i diritti non cedono alla velocità,
  • la tecnologia è un mezzo e non un fine,
  • l’innovazione genera equilibrio e non squilibri,
  • la responsabilità guida il cambiamento.

Non abbiamo bisogno di correre più veloci degli altri: abbiamo bisogno di
decidere meglio degli altri.

Business Intelligence Group: un ecosistema che pensa, analizza e indirizza

In questo scenario complesso, Business Intelligence Group non si limita a osservare.
È nato — ed evoluto — come ecosistema di donne e uomini che pensano, studiano dati,
interpretano segnali deboli, analizzano fenomeni globali e cercano nuove vie per un business davvero
intelligente.

Un business che sia:

  • vincente per l’azienda,
  • sostenibile per tutta la filiera,
  • consapevole per la società,
  • rispettoso della persona.

BIG ha l’ambizione di offrire un punto di riflessione che incida sull’opinione pubblica
attraverso un approccio rigorosamente scientifico. Un approccio che produce ricadute concrete sul business,
sulle strategie e — soprattutto — sulla vita delle persone.

Business Intelligence Group non segue la tecnologia: la indirizza.
Non subisce l’innovazione: la interpreta.
Non si limita a scegliere: decide — e aiuta a decidere.

Perché il mondo di domani non nascerà per caso.
Nascerà dalle decisioni consapevoli che avremo il coraggio di prendere oggi.