Il sistema agro-alimentare italiano è un settore chiave per l’economia del Paese.
Come sta andando e quali sono i nuovi scenari post pandemia?

Il settore agro-alimentare in Italia

Il sistema agro­alimentare, che comprende agricoltura, silvicoltura e pesca, si conferma un settore chiave dell’economia italiana, in tutte le sue componenti (agricoltura, agroindustria e commercio all’ingrosso e al dettaglio e ristorazione).

Pur essendo stato messo alla prova dalla pandemia, il sistema ha saputo tuttavia essere resiliente rispetto ad altri settori. Questo anche grazie a un cambiamento nelle abitudini alimentari e di consumo delle persone.

Secondo gli ultimi dati ISTAT, il settore agro-alimentare rappresenta circa  il 15% del PIL italiano, con una media stabile negli ultimi anni.

“Con oltre 522 miliardi di euro, il sistema agroalimentare è tra i primi in Europa per valore aggiunto agricolo. È su questo che dobbiamo lavorare per creare reddito e posti di lavoro in grado di traghettarci oltre la crisi dovuta alla pandemia – dichiarava a gennaio 2021 Giuseppe L’Abbate, Sottosegretario alle Politiche Agricole – Con il nuovo corso alla guida del Crea, stiamo analizzando i fabbisogni delle diverse realtà locali e sono certo che potremo dare presto risposte, raggiungendo risultati concreti ed efficaci per le nostre imprese“. 

L’agro-alimentare all’estero

Secondo i dati presentati da IsmeaMercati,  nonostante la crisi innescata dalla pandemia, l’export di cibi e bevande made in Italy ha oltrepassato nel 2020 la soglia di 46 miliardi di euro. 

L’agro-alimentare rappresenta circa 11% delle esportazioni complessive italiane. A trainare l’export di questo settore sono state nel 2020:

  • pasta di semola +20%;
  • conserve di pomodoro +9,7%;
  • frutti come mele +13%, uva da tavola +13% e kiwi +2,4%;
  • olio di oliva +6,4% 

Al contrario, lo scorso anno ha evidenziato dati in calo per le esportazioni di vini (-2,3%), con una flessione più marcata per gli spumanti (-7%) rispetto ai vini fermi in bottiglia (-1,0%). Anche i formaggi hanno registrato una minore richiesta sul mercato estero.

Il mercato principale di esportazione dei prodotti agroalimentari italiani rimane l’Unione Europea. Con 29,3 miliardi di euro nel 2020 (+1,4% sul 2019), assorbe circa il 64% delle esportazioni nazionali. 

Le esportazioni verso la maggior parte dei paesi UE hanno registrato nel corso del 2020 tassi di crescita positivi, in particolar modo la Germania (+7,2%), il Belgio (+3,8%), la Polonia (+5,4%). L’export verso la Spagna ha registrato invece un dato negativo  in (-7,6%).  

Il comparto ittico

Se in linea generale i dati del 2020 sono stati positivi per il comparto agro-alimentare nel suo complesso, occorre notare invece un andamento non altrettanto positivo per il settore ittico.

Secondo il Rapporto L’emergenza Covid-19 e il settore ittico italiano: impatto e risposte, realizzato dal CREA, il settore della pesca e dell’acquacoltura ha risentito fortemente della crisi pandemica, con un calo della domanda di prodotto fresco (-29% in valore a marzo e -17% ad aprile). 

Anche sul fronte export il dato non è positivo: -16% in valore le importazioni nel 1° semestre 2020.
Tutte le aziende di acquacoltura infatti hanno subìto una forte riduzione nelle vendite, soprattutto tra marzo e aprile 2020, ad eccezione del canale della grande distribuzione.
Le attività di pesca hanno dovuto quindi trovare nuovi canali di commercializzazione e distribuzione, per andare incontro alle diverse abitudini di consumo e acquisto da parte delle persone. E così anche nel settore dell’acquacoltura si è accelerato il processo di digitalizzazione con l’attivazione di acquisti on line, prenotazioni tramite app e servizi di delivery food.

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